Ravello Lab – Colloqui Internazionali, il forum europeo su cultura e sviluppo curato dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, Federculture e Scuola Nazionale del Patrimonio e delle Attività culturali, celebra quest’anno la XX edizione dal 23 al 25 ottobre 2025, che avrà come tema “Turismi&Culture per la rigenerazione dei luoghi”.
Come ogni anno amministratori, studiosi ed operatori italiani ed europei parteciperanno ai 3 panel: “L’Italia dei piccoli borghi e delle aree interne”, “Le produzioni culturali per le trasformazioni” e “Capitali Italiane della Cultura: pratiche e impatti a dieci anni dall’istituzione del titolo”.
Il tema individuato per l’edizione 2025 di Ravello Lab — Turismi&Culture per la rigenerazione dei luoghi — ha l’obiettivo di mettere a fuoco questa interrelazione nelle sue proiezioni attuali, provando ad indagare anche l’indotto economico che può derivare, l’impatto sociale (positivo o negativo) prodotto dagli investimenti nel settore e come tali elementi possano e debbano coniugarsi con le esigenze di tutela del contesto (culturale e sociale).
IL METODO DI LAVORO
Il diffuso riconoscimento dell’utilità di Ravello Lab deriva da una chiara visione strategica delle sue finalità e dalla partecipazione di Amministratori, Studiosi ed Operatori italiani ed europei, chiamati a concorrere all’articolazione dei contenuti attraverso analisi e proposte basate su esperienze concrete. I lavori sono predisposti attraverso la produzione di un’appropriata documentazione relativa ai temi in discussione. Il “background paper” recapitato con anticipo ai partecipanti ai Colloqui Internazionali, costituisce la base concettuale delle questioni aperte e delle proposte operative.
A conclusione dei Colloqui, le risultanze emerse confluiscono ne “Le Raccomandazioni” di Ravello Lab che hanno l’ambizione di contribuire a definire una nuova agenda politica dei diversi livelli istituzionali chiamati a sviluppare innovative politiche pubbliche di sviluppo, centrate sulla cultura e sulle industrie creative. Presentate al pubblico in occasioni di eventi organizzati ad hoc, vengono diffuse attraverso Territori della Cultura, la rivista online del Centro di Ravello.
PROGRAMMA
I lavori si svolgeranno a partire da giovedì 23 ottobre, con una lectio sul tema “Il patrimonio culturale tra valorizzazione e sostenibilità: nuove sfide per il turismo del XXI secolo”, tenuta dal Prof. Massimo Bray, direttore generale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani. Ci sarà poi una breve presentazione della Città Italiana della Cultura 2026, L’Aquila. I lavori della prima giornata saranno conclusi dalla cerimonia di conferimento del premio “Patrimoni Viventi 2025”.
L’intera giornata di venerdì 24 ottobre sarà dedicata ai Panel che, in sessioni parallele, approfondiranno temi correlati al rapporto tra cultura e sviluppo.
PANEL 1
“L’Italia dei piccoli borghi e delle aree interne”. Chair: Fabio Pollice. Questi contesti, capaci di esprimere in un modo proprio il tratto italiano che unisce paesaggio, arte e cultura popolare sono anche quelli dove spesso sopravvivono (o rinascono) le eccellenze dell’artigianato, la genialità artistica e il fascino di saperi e tradizioni. Temi e patrimoni che stanno sempre più diventando un’attrattiva per un turismo diverso da quello della città, ma che non di meno sollecitano l’elaborazione di modelli gestionali capaci di governare il fenomeno alla ricerca di un equilibrio tra opportunità e rischi, prospettive e arretratezze. Se nei grandi centri si corre il rischio del cosiddetto overtourism che fagocita la qualità della vita dei cittadini residenti, stressa le strutture urbane, droga il mercato dei servizi (non solo turistici) ed anche quello immobiliari e giunge financo a logorare il patrimonio artistico stesso, nelle piccole realtà si combatte con il rischio dello spopolamento, con la fatica di attivare servizi, connessioni e si finisce per lasciar deperire o morire un patrimonio materiale e immateriale di straordinario valore. Da qualche anno, però, sembra assistersi ad una inversione di tendenza e di attenzione che merita di essere incoraggiata.
PANEL 2
“Le produzioni culturali per le trasformazioni”. Chair: Pierpaolo Forte. Il cosiddetto turismo culturale ha connotati che vanno ben oltre la dimensione economica dei suoi impatti. Vi è sotteso un chiaro collegamento con l’art. 9 della Costituzione, giacché l’offerta turistica adempie alla funzione distributiva delle conoscenze recate dal patrimonio culturale, che sia materiale o intangibile, e dunque alla ragione per la quale esso è non solo posto tra i Principi fondanti della Repubblica, ma tra doveri di protezione e diffusione in capo ai suoi agenti, pubblici e privati. Il patrimonio culturale viene continuamente alimentato, grazie alla produzione incessante di beni e servizi, opere e prodotti, analisi e discussioni critiche, e per quanto la normativa reca indubbie differenze di regime per i beni recenti (molti dei quali, tecnicamente, non possono ancora dirsi propriamente culturali, se non dopo un certo tempo dalla loro venuta ad esistenza), anche essi partecipano, spesso con notevole capacità di impatto, alla dinamica del discorso pubblico, e comunque, tra i compiti assegnati alla Repubblica dalla Costituzione afferenti alla cultura, vanno annoverati anche quelli rivolti alla produzione contemporanea di beni e attività, capaci di offrire testimonianze e paesaggi della cultura dell’oggi. Gli attrattori turistici di tipo culturale sono, naturalmente, costituiti innanzitutto da beni provenienti dal passato, di cui l’Italia è notoriamente molto dotata, ma è ben evidente quanto possano venire usate anche produzioni contemporanee: mostre, concerti, spettacoli, riti religiosi, architetture, arte urbana, paesaggi, pratiche sociali, attività tradizionali, alto artigianato, enogastronomia, sono indubbiamente tra gli strumenti dell’offerta turistica. Il contemporaneo culturale, per di più, ha il vantaggio di poter essere suscitato, costituito e dunque può essere usato in termini diversi dal patrimonio del passato, per esempio per agire in confronto agli impatti che i flussi turistici generano sui luoghi, tra gentrification, overtourism, valori immobiliari; e, assai più facilmente che con quelli remoti, i prodotti culturali di oggi possono venire impiegati per governarli e mitigarli, distribuendo le attrazioni, concorrendo alla costituzione di nuova impresa culturale, alla rigenerazione urbana, alle politiche di contrasto all’isolamento di aree e allo spopolamento di luoghi.
PANEL 3
“Capitali Italiane della Cultura: pratiche e impatti a dieci anni dall’istituzione del titolo” Chair: Marcello Minuti. Dopo 10 anni dalla sua istituzione, la competizione per Capitale Italiana della Cultura – i cui natali si devono rintracciare proprio dei lavori di Ravello Lab – merita di essere letta nei suoi risultati ed impatti. Sono 14 le città che hanno detenuto questo titolo, e centinaia quelle che hanno preso parte alla competizione negli anni. In ciascuna di queste realtà, che abbia o meno avuto il titolo, l’iniziativa Capitale Italiana della Cultura ha stratificato dei risultati: consapevolezza in chi ha promosso la candidatura, visibilità in chi è stata capitale, flussi turistici, nuovi redditi, una nuova immagine e una capacità della cittadinanza di saper leggere i fenomeni della cultura in una veste nuova. La Scuola nazionale del patrimonio e delle attività culturali è fortemente attiva in questo campo: da un lato, ha realizzato un lavoro di valutazione ex post che legge i principali fenomeni e i più evidenti risultati dell’iniziativa Capitale della Cultura. Dall’altro, è in procinto di avviare – insieme al MIC – la quarta edizione di Cantiere Città, un progetto di empowering e accompagnamento alle città finaliste della competizione per Capitale Italiana della Cultura, che ha come fine ultimo quello di sostenere e rilanciare i progetti previsti nei dossier di candidatura. Nel tavolo, partendo anche da queste esperienze progettuali, si cercherà di portare a sistema – in una logica di confronto – le principali evidenze circa gli impatti generati dall’essere stati Capitale o anche solo dall’aver partecipato alla gara. Si cercherà di dare risposta ad alcune domande: quali sono le condizioni per rendere duraturi gli impatti? Che ruolo hanno il sistema delle imprese e del terzo settore? Quali effetti si sono registrati nella consapevolezza della cittadinanza? Qual è la tenuta dei positivi effetti turistici negli anni? Nel rispondere a queste domande, si proveranno a tracciare raccomandazioni per una evoluzione generale del programma.
Sabato 25 ottobre, giornata conclusiva, sarà aperta da un momento di confronto sul tema “La trasformazione del museo in autonomia funzionale della cultura e del territorio”, animato da Aldo Bonomi, fondatore Consorzio AAster, e Michele Lanzinger, Presidente di ICOM Italia, con l’introduzione di Francesca Bazoli, Presidente Fondazione Brescia Musei. Successivamente, dopo la presentazione delle risultanze dei panel, avrà luogo la tavola rotonda finale alla quale parteciperanno esperti e rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali per approfondire il tema dalla XX edizione di Ravello Lab, manifestazione che è stata insignita della Medaglia del Presidente della Repubblica sin dall’edizione 2016.